S’a l’angolo del core ti portassi
pur co’ le labbia mute di clamore
et a le mani poi m’abbandonassi,
- muovi le dita, s’arrestano le ore -
sarian gl’istanti, ben poveri forzieri,
de l’ambra a guadagnarsi la sostanza
e d’ambra - d’essa fecero una stanza* -
sapranno tappezzar fin a i pensieri
ché come in uno specchio li rivedi
e anco a’ cor tuo diventan abitanti,
innalzano parole cui, se credi,
son ere, nutrimento de gl’istanti.
Speciali coincidenze temporali
dolci spirali ch'avvolgono di senso:
è vita ch’a tornar pone l’assenso,
possa lavar da’ cor ruggin e strali!
Buscador de rimas 14/07/a. D. 2024
Immagine della "camera d'ambra" originale (1931).
*La “camera d’ambra”, in russo Янтарная комната, la cui versione originale è andata perduta, fu realizzata in Prussia per il Castello di Charlottenburg, a Berlino, fra il 1701 e il 1709. Era una stanza di circa 55 metri quadrati, le cui pareti erano state completamente rivestite da pannelli decorati con ben sei tonnellate di ambra baltica, oltre a varie decorazioni in foglie d’oro e preziosi specchi. Nel 1716 la camera fu donata dal re di Prussia, Federico Guglielmo I, al suo alleato Pietro il grande.
Fu sua figlia, la zarina Elisabetta, a far installare la Camera prima nel Palazzo d’Inverno a San Pietroburgo e successivamente nel Palazzo di Caterina a Carskoe Selo.La Camera, smontata pezzo per pezzo dai tedeschi in fuga che occupavano il palazzo, scomparve misteriosamente alla fine del secondo conflitto mondiale e non se ne seppe più nulla, fatta eccezione per alcuni frammenti ritrovati in varie parti del mondo presso collezionisti privati. Nel 1979, il governo sovietico diede incarico di ricostruire la Camera basandosi su disegni e fotografie in bianco e nero dell'originale e sull'unica foto a colori disponibile. I lavori si conclusero nel 2003, grazie a consistenti donazioni private.
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