Or che d'imbrattar carte mi diletto
- g.provenzale

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Or che d'imbrattar carte mi diletto
entro l'autunno d'una nova aetate,
noto, e sì notando mi permetto,
di ritener manìa qual gran vertute.
Purpureo fior ch'a latte simigliava
- donne lo dicon viola del pensiero -
d'Occidente ogne zolla 'nfiorava,
sì 'n fino al mar violava ogne sentiero;*
non risparmiò pur l'occhi del poeta,
se pur de l'occhi e' si dovea fidare,
che mirando sedèa com'in attesa
d'averne guscio, vasel per navigare
fra dolci onde ov'è d'oro e pesa
quant'altri non intende per moneta. Buscador de rimas 07/12/a.D. 2025
*Cfr. William Shakespeare: "Sogno di una notte di mezza estate" Atto II, sc. I; Atto III, sc. II.
Immagine fotografica reperita in rete e modificata dall'autore.







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