Ne l'aria stupefatta di cobalto
- g.provenzale

- 29 nov
- Tempo di lettura: 1 min
Ne l'aria stupefatta di cobalto
le penne usate graffiano la carta,
incidon per dipingere l'assenza
epigrafi qual turbini di pioggia
che di novembre par justa compagna.
Vera la notte attorno, e de l'impresa
- sol uno sostenendo la battaglia -
nella memoria non pareva traccia,
come di neve in lieta primavera
ch'a l'oro della spiga dà speranza.
"A chi parlar al mondo?" la domanda,
a chi canto d'augel ch'attende l'alba
se della sorte sua nulla si cura
come se 'l canto solo verbo fosse
da' musici amato al tepor della tenda?
Ma s'a brillare è lume in notte
oscura o stella viva ch'in mare
non si squaglia, lo 'nchiostro
nuovo, nuova penna face,
novo è 'l calor di foco in claritate.*
Buscador de rimas
29/11/a.D. 2025
Dipinto di Melanie McCollin-Walker.
Note: Sol uno è una citazione da Inf. II, 3; l'ultimo verso, invece, deve tutto a un'espressione tratta del verso 10 della canzone "Al cor gentile rempaira sempre amore" di Guido Guinizelli: come calore in clarità di foco.






Commenti