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Giunto non lontano dal profondo

Giunto non lontano dal profondo

deserto, a un passo appena

dalla notte fonda, in terra misi

quel ch'or più non ricordo,

e le tremanti promesse coi sorrisi

ch' in mezzo al bujo arrivòtano la pena.


Vòtai le tasche sulla sabbia

fredda, solo, ad un piede

dal mare in tempesta;

pria ch'anche l'acqua non sappia

quant'altro naufragio mi resta

contr'a scogli e sassi cui non cede.


Dipingi, mio pittore, una finestra

e un davanzal a fiorir in primavera,

con quei color ch'aier i' ti promisi

onde ornare la tela che sì presta

bagnarsi vuol di quel vino cremìsi

da gustare per fin l'ultima sera;


e, infine, vieni quando giorno viene

ad acconciar strumenti e tavolozza,

ché l'Arte non è tua, bene lo credi,

e i' ne vorria mirar, tanto mi preme,

ogne suo gir, a mano a mano che procedi,

incerto, o franco qual baio di carrozza.


Giunto non distante dal profondo

deserto, a un passo appena

dalla notte fonda, atteso entrai

- di nuovo, come allora, sì ricordo -

entro a una tenda, quella che ben sai,

ché in fondo sempre vai a la cantilena


pur se 'l giardin t'appare una foresta.

Così or attendo del bel crin il cuscino

quali foglie di lauro a corona;

oh bella grasta che 'n su la fenestra

pure s'è verno il sol non abbandona,

anzi, di più n'ha cura in gelido mattino.


Buscador de rimas 21/08/a.D. 2025 Immagine: uno dei davanzali fioriti di Danhui Nai, artista sinoamericana.

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